San Gimignano, la Manhattan del Medioevo
San Gimignano ha sempre vissuto in me, ed io in lui, come un ricordo al quale non vuoi cedere, per paura di perderti. È un piccolo paesello di infinita bellezza dove il tempo sembra essersi congelato nel Medioevo: gli edifici sono straordinariamente imponenti, la maestosità del Duomo e delle sue torri è quasi minacciosa. Soggiornare a San Gimignano è come imbarcarsi sopra una macchina del tempo e retrocedere di secoli: mi immagino di ripercorrere uno ad uno i passi dei pellegrini che, seguendo la Via Francigena, attraversavano questa cittadina per raggiungere la possente capitale, Roma.
Nel suo caotico intreccio di piccole viuzze che, come in ogni borgo medievale che si rispetti, si intrecciano tra loro come un gomitolo di lana, puoi perderti senza aver la preoccupazione di voler ritrovare la strada di casa.
Vagando per San Gimignano, mi sembra che tutto possa succedere in quelle ombrose vie, affiancate da antiche case in pietra. Mi piace, a volte, fermarmi qualche momento sui gradini consumati che aprono il lunghissimo vicolo diretto a casa di mia nonna, ed ammirare la tranquilla quotidianità degli abitanti di paese. Ci sono le persone che vanno a lavoro a piedi, la testa abbassata su un percorso che non desta in loro alcuno stupore.
Dopodiché i turisti che, con le teste innalzate verso le facciate dei vissuti palazzi toscani, sono trasportati in avanti dagli avvolgenti profumi di coniglio in umido, patatine fritte o zuppe calde, che fuoriescono dalle finestre. Popolano la cittadina le nonne a chiacchiera sui gradoni di Piazza del Duomo, le quali si scambiano ricette oppure si raccontano gli ultimi gossip, e gli anziani sotto le logge che giocano a carte. Infine ci sono i bambini, che corrono ridendo e giocando a palla spensierati, animati della verve più sincera che li caratterizza.
La mia infanzia nella campagna toscana
Ho ancora impressa nella mente una raccolta dei ricordi più belli che descrivono la mia infanzia a San Gimignano, una raccolta di quei giorni in cui, ancora piccola, facevo visita a mia nonna Graziella, spesso sola a causa della perdita del marito molti anni prima. Percorrevo lunghi chiassi in pietra, svoltavo gli angoli più cupi e giungevo davanti una scolorita porta marrone. Dunque scostavo la tenda che annunciava l’entrata di quella che mi sembrava la mia tana, il mio luogo sicuro, e suonavo freneticamente il campanello.
Se chiudo gli occhi posso ancora sentire la sua voce stridula che urla “chi è?”. Subito dopo pranzo, quando lei si stancava e si coricava per una mezz’oretta, correvo al portone di casa del mio amico di giochi. Con lui ho passato la giovinezza e vissuto i momenti più intensi. Insieme organizzavamo, in quel vicolo tanto piccolo quanto popolato, un meraviglioso mercatino delle pulci. Spogliavamo casa di mia nonna, e dei suoi genitori, di ogni tipo di cianfrusaglia o soprammobile, ma anche di vecchi giochi e giornalini ormai sepolti in schiera, e ci cimentavamo nella caccia ai clienti.
In modo così ingenuo e giocoso, portavamo i turisti al nostro mercatino e, con innumerevoli giri di parole, eravamo sempre noi ad avere la meglio. Dunque per merenda, soddisfatti del gruzzoletto racimolato, nonna Graziella ci portava a prendere un gelato, obbligatoriamente stracciatella e nocciolone, nella tradizionale gelateria del paese: il Dondoli.
Ma, nonostante tutto, la parte migliore della giornata risiedeva nel divertirsi a sorpassare i turisti in attesa, in quella fila lunga chilometri, addentrandoci quatti quatti tra le loro gambe. Eravamo così piccoli, quasi invisibili, che nessuno si accorgeva di noi. Uscivamo di lì trionfanti, pronti a sbrodolarci con un appagante gelato al cioccolato.
Tutto questo è abitare in paese: vivere San Gimignano è vivere in lentezza, ozio, tempo passato al sole e semplicità. Tutto inizia con una fetta di pane e pomodoro, condita con olio e sale; ogni giorno è spensieratezza ed amore.
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